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Vitamina D bassa: rimediare con l’alimentazione

Una vitamina D bassa può causare disturbi lievi all’organismo ma anche condizioni patologiche quali rachitismo e osteomalacia. Di solito si parla di tale condizione come legata ad una insufficiente esposizione alla luce solare, in quanto la vitamina D è detta “la vitamina del sole“. La vitamina D è fondamentale per la crescita ed il rafforzamento delle ossa poiché fissa il calcio regolandone la densità e la loro resistenza. Inoltre, essa è importante per muscoli, polmoni, cuore e occhi per il rilascio di serotonina. Esistono cinque tipi di vitamina D, tra cui le più importanti per l’uomo sono:

–Vitamina D3: contenuta in prodotti di origine animale ma soprattutto nella cute dopo l’esposizione alla luce solare.

–Vitamina D2: prodotta solo nei vegetali e deve essere assunta dall’uomo tramite regime alimentare.

Una vitamina D bassa è detta ipovitaminosi D. Essa può essere causata da una minore capacità di sintesi cutanea dovuta ad una scarsa esposizione solare, un aumento della pigmentazione cutanea, inquinamento ambientale, e infine una scarsa assunzione alimentare di vitamina D. I soggetti che possono essere maggiormente colpiti sono anziani, donne in gravidanza, bambini nella prima infanzia e persone affette da osteoporosi, persone con malattie del fegato e malattia renale che interferiscono con l’attivazione e l’assorbimento di vitamina D. Diversi studi hanno dimostrato che la vitamina D protegge contro il cancro attraverso i suoi effetti di regolazione della morte cellulare programmata. Nel 2011 è stato pubblicato uno studio sulla rivista “Anticancer Research” nel quale è emerso che l’assunzione quotidiana di vitamina D da parte degli adulti nel range di 4.000-8.000 UI riduce di circa la metà il rischio di cancro al seno, cancro al colon, sclerosi multipla e diabete mellito di tipo 1.

Vitamina D bassa: i sintomi e conseguenze

I sintomi determinati da una vitamina D bassa possono essere lievi oppure vi può essere un quadro asintomatico. Alcuni sintomi possono essere:

-dolori ossei a causa della minore calcificazione delle ossa

-dolori muscolari, crampi e contrazioni muscolari prolungate

-sudorazione copiosa a livello delle mani

-unghie fragili o/e che crescono poco

-prurito: soprattutto nel caso di osteomalacia

-alterazioni del ciclo mestruale

Tra le conseguenze di una condizione di vitamina D bassa troviamo:

–Rachitismo nei bambini: in Italia viene ricordata come malattia del passato ed essa si caratterizza per un difetto della ossificazione a livello delle cartilagini e delle zone di calcificazione provvisoria soprattutto nei primi mesi di vita del bambino.

–Osteomalacia: si caratterizza per una insufficiente mineralizzazione delle ossa. Se grave, di lunga durata e non trattata. Può determinarsi l’arcuarsi delle gambe a causa del rammollimento delle ossa lunghe.

–Osteoporosi: caratterizzata dalla perdita di massa ossea e di resistenza dello scheletro con maggior rischio di fratture patologiche, in seguito alla diminuzione di densità ossea e alle modificazioni delle ossa.

–Iperparatiroidismo secondario: disfunzione legata alla minore presenza di calcio nel sangue.

–Malattie cutanee: vitiligine e psoriasi. Il legame è tuttavia ancora in fase di studio e ricerca scientifica.

Vitamina D bassa: alimentazione ed integratori

Per prevenire una condizione di vitamina D bassa è necessaria una esposizione regolare alla luce solare, soprattutto il viso e le braccia, per un quarto all’ora ogni giorno. Un altro rimedio per colmare carenze di vitamina D o per prevenire una condizione di vitamina D bassa è quello di affidarsi ad un’alimentazione appositamente studiata per questo motivo. Quindi è necessario sempre affidarsi a personale medico sia in fase di diagnosi che di terapia per la somministrazione di integratori specifici. Sono buone fonti di vitamina D:

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–Olio di fegato di merluzzo: migliora l’assorbimento di calcio e fosforo a livello di intestino e ne aumenta il deposito nelle ossa. Si assume per via orale in capsule morbide.

–Pesce: le maggiori fonti di vitamina D sono rappresentate da pesci come la carpa, l’anguilla, il salmone, il pesce spada, lo sgombro, il pesce persico e la sogliola.

–Tuorlo d’uovo

–Funghi secchi

–Latte: 500 mg di calcio, la metà della necessità di un adulto, sono contenute in mezzo litro di latte.

 

Per quanto riguarda gli integratori, compreso quello a base di olio di fegato di merluzzo, occorre necessariamente affidarsi alla prescrizione del medico poiché elevati dosaggi di vitamina D possono causare uno stato di tossicità, la formazione di depositi di calcio nelle arterie e nell’aorta, la formazione di calcoli renali e problemi a livello muscolare.

Inoltre, i dosaggi raccomandati tengono conto anche della residenza a latitudini con mancanza stagionale di luce solare. In Italia un livello inferiore a 30 ng/ml è considerato insufficiente. Le Linee Guida elaborate dalla Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS), affermano che “In presenza di deficit severo vanno somministrate dosi cumulative di vitamina D variabili tra 300.000 ed 1.000.000 di UI, nell’arco di 1-4 settimane”.

 

 

Fonti: endocrinologiaoggi.it, medicina360.com

 

fabric17

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3 comments

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